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Il ruolo dell’educazione fisica nel sistema scolastico

Il ruolo dell’educazione fisica nel sistema scolastico

“Nessuna educazione senza educazione fisica” (EUPA)

Mentre in tutto il mondo si sta “combattendo” contro il Covid-19, uno degli argomenti principali di dibattito è come sempre la scuola, le regole da seguire e la qualità dell’insegnamento.

In questo articolo però, ci vorremmo dedicare ad un argomento che riguarda il mondo scolastico ormai da tempo, soprattutto in Italia: l’Educazione fisica all’interno dell’orario scolastico.

In Europa sono state messe in atto nel corso degli anni, numerose riforme del sistema scolastico per aumentare le ore e la qualità di insegnamento dell’educazione fisica. L’Italia, purtroppo, rimane agli ultimi posti nella classifica europea considerando che già in prima media un ragazzo italiano parte con un deficit di 500 ore rispetto ai coetanei europei.

Questa potrebbe essere, e il condizionale è d’obbligo, una delle cause che vede lo sport italiano, soprattutto quello di squadra, posizionato a livelli medio bassi nelle manifestazioni internazionali.

Se si considera poi il dato in costante aumento dell’obesità infantile, soprattutto nelle femmine, e gli episodi di bullismo sempre più diffusi nelle scuole, forse una riforma del sistema scolastico per quel che riguarda l’educazione fisica potrebbe essere un punto di partenza per invertire almeno alcuni di questi trend negativi.

Certo che l’argomento è molto più complesso e riguarda più sfere ma i dati sulle ore scolastiche riservate all’educazione fisica sono chiari (2018):

– Francia, Slovenia, Polonia, Lussemburgo: circa 100 ore

– Germania, Austria, Danimarca: 80 ore

– Italia: 66 ore

Educazione fisica in Italia

L’educazione fisica diventa materia obbligatori inserita nei programmi scolastici dalle scuole secondarie. Nella scuola dell’infanzia e primaria è inserita nel POF solo grazie a progetti approvati dai singoli istituti in base a fondi europei, oppure attraverso le associazioni sportive che si propongono di andare nelle scuole a fare attività promozionale gratuita o addirittura progetti autofinanziati dai genitori.

Inoltre, anche nella scuola secondaria e superiore, non ci sono veri e propri programmi di educazioni fisica mirati alla crescita dell’allievo dal punto di vista psicomotorio ma diventano spesso ore di svago secondarie alle altre materie con professori spesso demotivati costretti in impianti fatiscenti e poveri di materiale.

Cosa succede in Europa?

Analizzando i piani formativi delle scuole europee invece, vediamo come l’educazione fisica sia prevista da tutti i curricoli nazionali ed abbia lo stesso peso delle altre materie sia a livello di influenza del voto nella media finale, che come considerazione all’interno dei vari programmi.

Facciamo alcuni esempi:

Portogallo: con il “Piano Pessoia” è stato promosso l’incremento dell’educazione fisica e alimentare coinvolgendo in prima persona i genitori.

Cipro: l’educazione fisica è inserita nel programma “Ricreazioni Attive” e mira al miglioramento della capacità cardio-polmonare nei giovani dai 13 ai 15 anni

Islanda: il programma promosso a livello scolastico prende il nome di “Scuole Promotrici di Salute” e comprende educazione fisica, sanitaria, alimentare, mentale per il raggiungimento di uno stile di vita sano.

Rep. Ceca, Germania, Slovenia: nei programmi di educazione fisica sono inserite le regole di educazione civica per pedoni e ciclisti

Paesi nordici: nelle ore di educazione fisica vengono svolti anche corsi di Orientiring

Slovenia: occasionalmente durante la settimana tutti gli insegnanti interrompono le lezioni per “il Minuto della Salute”

E nei paesi extra-europei? L’esempio di Cina e Usa

È ormai noto come negli USA l’educazione fisica sia inserita nell’ordinamento scolastico come sport vero e proprio che diventa per gli atleti meritevoli una fonte di guadagno importantissimo anche nell’ottica del proseguimento della carriera universitaria perché le borse di studio servono spesso a coprire le onerose tasse universitarie. Gli impianti sportivi universitari non hanno niente da invidiare a quelli privati, anzi, vengono spesso utilizzati per manifestazioni nazionali e internazionali.

Discorso diverso invece per la Cina, dove nella pianificazione giornaliera dell’agenda scolastica, sono previsti quattro momenti al giorno di educazione fisica con attività diverse ogni volta per un totale di 12 ore settimanali. Il problema del sovraffollamento delle classi è superato con impianti e forniture di materiali di ottima qualità e all’avanguardia.

Come e cosa potrebbe cambiare l’inserimento dell’educazione fisica come materia di “prima fascia”?

Se anche in Italia l’educazione fisica fosse inserita dalla scuola d’infanzia e proseguita fino alla maturità con programmi stabiliti a livello ministeriale che mirino, a seconda della fascia d’età cui viene proposta, allo sviluppo psico-motorio dell’alunno, sicuramente ci ritroveremmo con bambini più coordinati, più coscienti del proprio corpo e dello spazio che occupa. Ma non solo: potrebbe aiutare nella crescita di valori come il rispetto dell’altro, l’accettazione della sconfitta, del rimprovero e soprattutto delle regole, ruolo che per ora è riservato in ambito sportivo solo agli allenatori/istruttori delle attività pomeridiane extra-scolastiche. Tutto questo contribuirebbe anche a dare la giusta importanza agli insegnanti di educazione fisica che sono diventati negli ultimi anni titolari dell’ora di “svago” più attesa dagli alunni per poter stare sui social, chiacchierare o fare i compiti delle altre materie, motivandoli nel proprio lavoro che ricopre un ruolo primario nello sviluppo dei ragazzi.

L’ora di educazione fisica diventerebbe così un’ora di crescita personale, sia motoria che mentale, di crescita civica e di valori condivisi e sarebbe apprezzata anche dagli studenti che gli riconoscerebbero un valore aggiunto rispetto alla considerazione attuale.

 

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